sabato 27 novembre 2010

IRLANDA [da: http://www.bondworld.it]

Il Punto: L’Unione Europea agisce proattivamente nella crisi irlandese

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irlandaL’Unione Europea agisce proattivamente nella crisi irlandese. Un buon segnale, anche alla luce della fragilità di altri paesi dell’Eurozona, come il Portogallo......

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- La crisi irlandese ha subito una svolta repentina dopo l’ingresso in campo dell’Unione Europea. L’Eurogruppo ha lanciato una missione congiunta con FMI e BCE per determinare le migliori modalità di intervento a sostegno dell’Irlanda. Il governo Cowen traccheggia, nel tentativo di spuntare le condizioni meno onerose dal punto di vista politico. La posizione del governo irlandese è motivata dal desiderio di limitare l’impatto della condizionalità connessa al programma di sostegno, ed è stato riconosciuto sia dal Ministro delle finanze, sia dal Governatore della Banca centrale che ormai il ricorso al sostegno europeo è inevitabile. D’altra parte, è opportuno che i negoziatori europei non siano troppo accomodanti, data la dimensione dei problemi del sistema bancario e del bilancio pubblico irlandesi: probabilmente l’Irlanda ha bisogno di un audit indipendente della situazione, a maggior ragione considerando che il governo del Fianna Fail, ormai in fase terminale, ha gestito anche il periodo di boom precedente la crisi. Bisognerà anche stare attenti a lasciar fuori dal programma la copertura del fabbisogno del settore pubblico. Fino a questo punto, la teoria che piani severi di consolidamento fiscale possano avere effetti taumaturgici sul clima di fiducia dei mercati si è rivelata falsa: limitando il sostegno alla ricapitalizzazione e al finanziamento del sistema bancario si rischierebbe di avere una nuova recrudescenza della crisi nella primavera del 2011. Riguardo alla dimensione del programma, il Governatore della Banca centrale ha parlato ieri di diverse decine di miliardi di euro. Nei prossimi tre anni, il fabbisogno finanziario del settore pubblico ammonterebbe a 63 mld di euro, assumendo la totale implementazione delle misure di correzione; a ciò bisogna aggiungere le misure di ricapitalizzazione delle banche, per le quali circolano stime di 5-20 mld, e probabilmente le garanzie sulla raccolta bancaria. Le ultime due misure dovrebbero essere associate a una radicale ristrutturazione del sistema finanziario irlandese.

- Basterà tutto ciò ad evitare il coinvolgimento nella crisi di altri paesi? Probabilmente l’annuncio del programma (a meno che non sia molto deludente) farà calare gli spread sul debito degli altri periferici. Due fattori non dovrebbero essere trascurati: primo, la UE ha dimostrato di essere pronta ad agire proattivamente attraverso lo European Financial Stability Mechanism (EFSM) e il suo potenziale di azione rimane sufficiente a intervenire a sostegno di altri paesi ‘piccoli’, come il Portogallo; secondo, sono stati affrontati i dubbi sul fatto che fino al 2013 la risoluzione della crisi non implica nessun intervento di ristrutturazione del debito, e (in modo molto meno convincente) che pure il meccanismo permanente oggi in discussione non dovrebbe toccare il debito pre-esistente. La seconda garanzia (in particolare quella sul debito pre-esistente) non ha ancora acquisito grande credibilità, a giudicare dal livello dei premi al rischio, ma probabilmente diventerà più esplicita nei prossimi mesi. Da questo punto di vista, la probabilità di default del Portogallo a seguito di una crisi di fiducia degli investitori esteri dovrebbe essere considerata più bassa. Ciò nonostante, la scarsa autonomia finanziaria del Portogallo nel 2011 e la sua dipendenza dai capitali esteri non consentono di escludere che il paese sia alla fine costretto a ricorrere allo EFSM per garantirsi la copertura del  fabbisogno a costi non proibitivi.

- Una questione più complessa è quella dei paesi troppo grandi per fallire ma anche troppo grandi per essere assistiti dallo EFSM, come Spagna e Italia. In questo caso, i mercati del debito sono grossi e, inoltre, la situazione non presenta neppure lontanamente le criticità di Irlanda o Portogallo: perciò appare più difficile che si creino le condizioni per un “panico” sul debito. Si aggiunga che il sistema finanziario domestico dei due paesi appare robusto, in grado di assorbire anche per periodi di tempo relativamente lunghi, eventuali fasi di disinteresse degli investitori esteri per il debito pubblico. Fermo restando che anche nel 2010 i non residenti stanno continuando ad assorbire, al netto, titoli di stato di ambedue i paesi.

Fonte: Intesa San Paolo Spa

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Articolo tratto da  :  http://www.bondworld.it